A parità di condizioni, le richieste di prestiti che arrivano alle
banche dalle donne sono pari solo al 32% e gli importi concessi sono più bassi.
Niente “quote rosa” dunque per i prestiti in banca, dove la differenza di
genere pesa non solo nelle richieste ma anche negli importi dei finanziamenti,
che per le donne sono più bassi di circa 2 mila euro. Sono però simili le
caratteristiche di chi richiede l’accesso al credito: la differenza sembra
stare tutta nel fatto che la retribuzione del lavoro femminile è in media più
bassa di circa 400 euro rispetto a quella maschile. Questi i risultati cui è
giunta una ricerca dell’Osservatorio
Supermoney, siti di comparazione online, che ha analizzato le richieste di
finanziamento pervenute al portale da gennaio 2014 a oggi.
I numeri parlano chiaro: su 10 italiani che chiedono un prestito
solo 3 sono donne. Gli uomini sono il 68% del totale e richiedono importi più
alti dell’11%, ovvero 17 mila euro contro i 15 mila delle donne.
Spiega l’Osservatorio: “Del resto, se non ci sono pari opportunità nell’accesso
al credito forse è anche perché le donne guadagnano meno. Come
recentemente dimostrato anche da Bankitalia, infatti, le retribuzioni delle
lavoratrici sono più basse di quelle dei loro colleghi a parità di qualifica: circa
1.400 euro contro 1.800 al mese”.
Se infatti non si considera il genere, l’identikit di chi chiede credito è
omogeneo: non c’è differenza per l’età media, che si attesta sui 50 anni sia
per gli uomini che per le donne, e non incide nemmeno la provenienza
geografica. Fra Nord, Sud e Centro Italia i dati non mostrano
variazioni significative, se non per i picchi registrati in Basilicata,
dove gli uomini chiedono gli importi più alti (27.268 euro) e in Valle
d’Aosta, dove le donne si accontentano di quelli più bassi (8.800
euro). Uomini e donne cercano finanziamenti anche per le stesse
finalità, ovvero per disporre di una maggiore liquidità, per ristrutturare casa
(con la complicità degli ecobonus) e per l’acquisto dell’auto.
A penalizzare le donne rispetto agli uomini potrebbero essere dunque
proprio quei 400 euro in meno in busta paga. “La nostra indagine
dimostra che c’è ancora molto da fare nel nostro Paese per raggiungere la piena
parità fra uomini e donne – commenta Andrea Manfredi, Amministratore
Delegato di SuperMoney – Tuttavia, la maggiore difficoltà nell’accesso
al credito non è un peccato originale del sistema bancario, semmai la
spiacevole conseguenza del diverso regime di retribuzione dei
lavoratori e delle lavoratrici. È importante, comunque, che gli istituti di
credito svolgano il loro ruolo nell’accompagnare le donne nel loro sviluppo
professionale. Penso non solo al credito al consumo, ma a tutti i finanziamenti
dedicati all’apertura di un’azienda e alle iniziative per il
microcredito. Anche da queste passerà necessariamente il rilancio
della nostra economia”.
Ufficio Stampa Help Consumatori
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